Vogliamo segnalare ai nostri lettori, nel caso fosse loro sfuggito, un interessante articolo di Piero Laporta pubblicato ieri sul quotidiano “Italia Oggi” perché, fra i tanti servizi apparsi in questi ultimi giorni sui mass media nazionali e stranieri è quello che, ovviamente a nostro avviso, descrive la situazione del nostro Paese a qualche ora dalla presentazione al Presidente Napolitano della lista dei ministri da parte del premier incaricato Mario Monti. Già il titolo dell’articolo è significativo.
Senza alcuna legge costituzionale scivoliamo in un regime presidenziale, oggi sostenuto dalle stesse forze politiche fino a ieri acerrime contro la riforma presidenzialista della Costituzione. Chi sostiene questa virata, si appella all’emergenza economica. Poiché costoro furono o sono marxisti, oserei rammentare un celeberrimo passo di Karl Marx: «Il modo di produzione della vita materiale condiziona, in generale, il processo sociale, politico e spirituale della vita. Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma è, al contrario, il loro essere sociale che determina la loro coscienza. A un dato punto del loro sviluppo, le forze produttive materiali della società entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, cioè con i rapporti di proprietà (che ne sono soltanto l’espressione giuridica) dentro i quali tali forze per l’innanzi s’erano mosse. Questi rapporti, da forme di sviluppo delle forze produttive, si convertono in loro catene». Rimane così il dubbio se il vecchio Karl temerebbe un governo di banchieri meno di una giunta di colonnelli. Apriti cielo se qualcuno gli dicesse che il governo sarà di banchieri e generali. Par di sentirlo, il vecchio Karl:«Come mai, proprio nel momento in cui la speculazione finanziaria si fa più virulenta, vi genuflettete, lasciando che ‘Questi rapporti, da forme di sviluppo delle forze produttive, si convertono in catene’»?
Potrebbe rispondere per tutti Alberto Asor Rosa: «Abbiamo fatto fuori Berlusconi» fra un ballo e un bella ciao «come facemmo con Bettino Craxi, copione scritto dalla stessa mano». Piccolo dettaglio: pagammo nel 1992-94 un ticket equivalente a 100 miliardi di euro e l’Italia fu invasa, invece che dai battaglioni del maresciallo Radetzky, dai supermercati Carrefour, Auchan, Leclerc, Leroy Merlin; qualche Coop qui e là, dove ai francesi aggrada. Poi s’involaronola Bnl, Bulgari e Parmalat, tanto per ricordarne alcune, adesso mirano a Generali, Finmeccanica ed Eni. Un tempo si accontentavano delle opere d’arte, invece oggi vanno al sodo: 100miliardi di euro, ne esigono altrettanti oggi, per rifinanziare le banche francesi e tedesche esposte sul baratro greco.
La Natoha presentato il conto alla Libia per l’operazione umanitaria: 480 miliarducci di dollari. Ma non potevano spenderne solo 300, finanziare col rimanente le loro banche sgarrupate e lasciarci in pace? Il dubbio rimane mentre si stringe il legame affettuoso tra Goldman Sachs e Bella ciao, tra Goldman Sachs e gli indignati, il popolo viola, i No Tav, i black bloc e via sprangando, mentre banchieri e generali compunti, ascendono il Palazzo in solenne processione.
Piero Laporta prlprt@gmail.com